Cittadinanza digitale

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Per “cittadinanza digitale” si intende quella capacità che ognuno di noi possiede di partecipare alla società online; come il cittadino “tradizionale”, il cittadino digitale si fa carico di essere veicolo di diritti e di doveri.

Quello della cittadinanza digitale è un tema importante più di quanto si pensi: basti pensare che 2 padri su 3 – secondo una indagine italiana condotta nel 2018 – postano sui social una foto del proprio bambino entro il primo giorno di vita del nascituro. Che effetto comporta ai bambini, inconsapevoli di essere nativi digitali sin da subito, essere ripresi in foto o in video? Quanto influisce su di loro questa “manipolazione”, questa immersione in un mondo che non appartiene loro? Diventa subito intuitivo quanto questi gesti che sembrano insignificanti possono innescare un circolo vizioso che può arrivare a degenerare persino nella pedopornografia. 

Da queste premesse si è sviluppato nel corso degli ultimi anni il senso civico di voler e dover educare i bambini sin dalla tenera età alla buona pratica dell’uso degli smartphone, dei tablet e di tutto ciò che più in generale può essere considerato tecnologico. Si nota sempre di più l’uso degli strumenti tecnologici come palliativo ai capricci dei bambini, ma qual è allora il giusto modo per introdurre i più piccoli alle buone pratiche dell’uso di questi strumenti? I più piccoli non hanno ancora sviluppato la capacità di leggere e scrivere, stanno attraversano le fasi dello sviluppo psicologico e fisico (come l’identificazione, l’orientamento spazio temporale con gli altri): un’educazione graduale a che cosa sono, come funzionano, qual è il modo migliore per usare questi ‘giocattoli’ in modo adatto alla loro età è di fondamentale importanza ma deve essere proporzionata alla fase evolutiva e ad uno sviluppo armonioso. La formazione di un atteggiamento consapevole verso le buone pratiche per un uso corretto della digitalità nei bambini passa ovviamente attraverso il gioco, gioco inteso come quella modalità che permetta di non interferire in maniera brusca con il processo di crescita dei bambini stessi ma di tenerne invece conto per stimolare attività adatte e che suggeriscano che esistano schemi ben precisi e dietro questi schemi altre realtà.

Articolo a cura di Rosario Cassaniti

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