Emergenza Covid-19: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.

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Fotografia di un momento fuori dall’ordinario che ha imposto la revisione dei nostri stili di vita: nessuno può considerarsi immune.

Si scrive Coronavirus, si legge “terrore”; già perché è con questo stato d’animo che molti di noi vivono ormai da settimane. Un’emergenza sanitaria, economica, sociale. La nostra quotidianità è stata stravolta da un nemico invisibile che “serpeggia” nelle strade deserte delle città, nelle abitazioni, nei pensieri più intimi di tutti noi.

Ci si ritrova in rigorosa fila indiana all’ingresso di farmacie e supermercati, ancora increduli e disorientati da tutto ciò che sta accadendo. Chi l’avrebbe mai detto che nel 2020 mascherine, guanti e gel igienizzanti sarebbero diventati per noi accessori preziosi ed indispensabili ben più dei nostri smartphone!!!A colpi di decreti e bollettini della Protezione Civile le nostre giornate scorrono via lente, nella speranza che tutto torni alla normalità il prima possibile.

Come travolti da uno “tsunami”cerchiamo di ritrovare noi stessi; le nostre abitudini, i nostri rapporti umani più prossimi hanno subito un brusco stop: amici, nemici, famigliari, parenti e colleghi di colpo devono essere tenuti a distanza per evitare il rischio contagio. Nell’imbarazzo generale ci scrutiamo in nome della tutela della salute: le paranoie prendono il
sopravvento, persino la nostra ombra ormai ci fa paura.

Sanificare ogni superficie, pensare preventivamente ad ogni singola azione per evitare il contagio, stare a casa, uscire solo se necessario: ecco le nostre priorità. Interi condomini di persone si danno appuntamento cantando, suonando (seppur a debita distanza) per esorcizzare un momento decisamente surreale. Da una parte ci sono le istituzioni che ci garantiscono i servizi essenziali, dall’altra c’è chi parla di “immunità di gregge”…raccapricciante!!!Questa emergenza ha favorito lo smartworking e la didattica a distanza, ha contribuito a ridurre quello che gli esperti in
comunicazione definiscono “digital divide”. Questa pandemia ci ha colto impreparati ed ha cambiato le nostre priorità. Si scrive Coronavirus, si legge “terrore”.

Articolo a cura di Diego Rocci

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