Vaccino anti-Covid: Draghi vuole incrementare la produzione in Italia
Da mesi la CISL di Latina e il suo Segretario Cecere avevano acceso i riflettori sulla questione: «In tempi di pandemia è impensabile che uno dei poli d’eccellenza a livello internazionale quale la farmaceutica pontina non sia coinvolto nel processo produttivo»
Uno dei pilastri su cui Latina è cresciuta è stato senza dubbio il settore farmaceutico. Quest’ultimo si presenta ormai come elemento di connotazione del territorio pontino e la nostra città rappresenta il primo polo farmaceutico in Europa per esportazione. La presenza di diverse multinazionali ha reso l’intera Provincia il fiore all’occhiello di un Paese che vanta il primo posto europeo per la produzione di farmaci.
Proprio in queste ore è maturata all’interno del Consiglio dei ministri la proposta – già paventata in tempi non sospetti dalla CISL provinciale – di intraprendere la produzione del vaccino, mettendo a frutto le possibilità industriali pontine. I leader europei ne discuteranno già il prossimo giovedì 25 febbraio, in un summit al quale Draghi parteciperà per la prima volta nella sua nuova veste di presidente del Consiglio. Mentre quest’ultimo sarà riunito in videoconferenza, nella stessa giornata il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti terrà un incontro con Farmindustria per capire se ci sono le condizioni per produrre il vaccino. L’obiettivo è di stringere accordi tra le società farmaceutiche e quelle che hanno i brevetti per realizzarlo in Italia: «Stiamo cercando di capire se ci sono aziende in grado di supportare la produzione e soprattutto in quali fasi» ha spiegato il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi. Il rischio di arrivare a una produzione nazionale quando l’Europa sarà già inondata di vaccini esiste: Farmindustria stima infatti che occorreranno tra i quattro e i sei mesi.
Com’è possibile che a livello governativo nessuno abbia agito prima viste le risorse a nostra disposizione? Com’è stato possibile che fino all’arrivo di Mario Draghi il vaccino sia stato prodotto solamente fuori dal nostro Paese, nonostante la presenza di opifici e stabilimenti già pronti sul nostro territorio e che sono invece rimasti inutilizzati? Da tempo la CISL di Latina si era battuta su questo tema, domandandosi perché il farmaco venisse prodotto in Belgio nonostante fossero presenti tre stabilimenti del colosso americano sul territorio italiano. E ancora, chiedendosi come fosse possibile che l’unico vaccino prodotto nella nostra Provincia fosse quello di AstraZeneca – realizzato nello stabilimento Irbm di Pomezia – nonostante Latina rappresenti il primo polo europeo per esportazione. Domande che non avevano trovato risposte, sebbene le sollecitazioni portate avanti dal Segretario Generale della CISL provinciale Roberto Cecere fossero state numerose: «Due aziende a Latina sono pronte per produrre. C’è voluto un nuovo governo e un nuovo premier affinché qualcuno aprisse gli occhi sulla questione, un argomento che era stato già affrontato in tempi non sospetti. Meglio tardi che mai, ma un’accelerata è necessaria se non si vuole perdere altro tempo. Stiamo parlando della salute delle persone e della prevenzione del Covid-19: in tempi di pandemia, per tutelare il Paese c’è bisogno di vaccinare il popolo».
Articolo a cura di Fabrizio Scarfò