Addio Lina

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Si è spenta oggi a 93 anni Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spañol von Braueich, in arte Lina Wertmüller una delle più grandi registe italiane di tutti i tempi.

Donna forte e geniale, si è imposta nel mondo (decisamente maschilista) della regia, ottenendo numerosissimi successi, fino ad arrivare  all’Oscar per la carriera nel 2020.

Nata a Roma nel 1928, ha sempre avuto un carattere deciso ed intraprendente fin da giovanissima, causandole qualche problema nel mondo della scuola, che non riusciva a reprimere la propria indole ribelle.

A 17 anni si iscrive all’accademia teatrale di Pietro Sharoff, debutta come regista di burattini con la guida di Maria Signorelli, scrive per la radio e la televisione mettendo in mostra un estro surreale e comico che sarà la sua arma vincente, va a scuola di cinema da Fellini sui set di “La dolce vita” e “8 ½”, collabora alla prima Canzonissima della Rai e L’anno dopo il sodalizio con Rita Pavone per “Il giornalino di Giamburrasca” ne fa una regista ricercata dai produttori. 

Il suo primo, grande successo nel 1972, “Mimi’ metallurgico ferito nell’onore”, in cui per la prima volta fa coppia artistica con il suo protagonista per eccellenza, Giancarlo Giannini. Il film ha un travolgente successo in sala potendo così partecipare al festival di Cannes.

Appunto gli anni ’70 sono letteralmente dominati da i suoi capolavori: da “Tutto a posto e niente in ordine” (del 74), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”(’74), “Pasqualino settebellezze”(’76), diventando a tutti gli effetti la regina della commedia italiana. Il suo nome iniziò ad essere noto anche oltreoceano dove nel 1976 riuscì ad ottenere una nomination per gli oscar (evento storico perché fu la prima donna ad ottenere una nomination come regista). 

Notevole anche il proprio impegno nell’eliminazione delle disuguaglianze di sesso e di genere nel mondo lavorativo, soprattutto in quello artistico dove lei era la fuoriclasse.

L’ironia pungente delle sue opere resteranno imprese nel immaginario collettivo, come i suoi corti capelli e quei occhiali bianchi che la contraddistinguevano e che indossava anche nella cerimonia degli oscar dove ha ritirato l’ambito premio, concludendo così una carriera ad dir poco magnifica.

Articolo a cura di Luca Giordano

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