Biotecnologie: Il Lazio seconda Regione per imprese e fatturato

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Il Lazio è la seconda regione per numero di aziende biotec e fatturato in Italia. Lo registra il rapporto «Le imprese di biotecnologie in Italia», elaborato dall’Assobiotec, che ha organizzato nella Capitale un forum internazionale.

Il vasto campo delle biotecnologie comprende l’impegno nella salute per creare farmaci avanzati, vaccini (come quello contro il Covid-19) e nella diagnostica molecolare nella quale sono state sviluppate nuove metodiche che individuano e analizzano in modo accurato, rapido e tempestivo la malattia e le sue cause. Un altro importante ambito di applicazione interessa l’agricoltura, per portare l’innovazione nella sicurezza alimentare e garantire cibo di qualità e biodiversità aumentando la produzione senza estendere le superfici coltivate. Inoltre grazie alle biotecnologie industriali è possibile oggi avere prodotti ad alto valore aggiunto e con una maggiore efficienza in termini di costi e sostenibilità ambientale, ma anche soluzioni facilmente biodegradabili, che richiedono un minor consumo di acqua e fonti fossili, creando meno rifiuti durante il ciclo produttivo.

Complessivamente nel Lazio il comparto è composto da oltre 60 aziende che fatturano circa 2.700 miliardi, gli addetti sono 22.062, dei quali 2.075 si occupano di ricerca e sviluppo e 1.975 di biotecnologie. Tra i gruppi di ricerca specializzati c’è il GreenSpirit del dipartimento di Ingegneria chimica all’Università della Sapienza, orientato verso il riutilizzo dei residui agro-industriali: «Sul territorio trattiamo residui di olive, carciofi e vite – ricorda il docente Antonio Zuorro –. Per l’azienda Methodo abbiamo lavorato il caffè esausto e lo scarto di torrefazione: produrre un chilo di estratto ricco in polifenoli, potenti antiossidanti naturali, ha una spesa di processo di 10 euro, ma ne vale almeno 90 al chilo. Se non si paga la materia prima, non esiste processo biotecnologico che non sia economicamente vantaggioso. Anzi, si aprono opportunità occupazionali e indotti prima inesistenti». Dei loro studi si avvale anche la società Desco di Pontinia, a Latina, che tratta ogni anno 50 mila tonnellate di pomodori. Lo sviluppo di percorsi economici e industrialmente percorribili ha permesso il taglio della spesa per lo smaltimento in discarica e al costo di 100 euro al chilo di prodotto, comprensivo di macchinari, personale e materiali, ne ricavano 300.

Chi ha scommesso sul capitale umano del territorio è la chimica Mater Biopolymer di Patrica (Frosinone). L’ex sito chimico produttore di materiale plastico per bottiglie è stato acquisito dal gruppo Novamont. «La maggioranza dei nostri 91 dipendenti è autoctona e qui abbiamo investito oltre 70 milioni – ha detto Giulia Gregori –. È cambiata la vocazione produttiva mantenendo intatta la forza lavoro e integrando i macchinari con nuove tecnologie».

Articolo a cura di Marco Luppi

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