Coronavirus nel mondo: la situazione nei principali paesi
Come stanno affrontando i principali paesi al mondo la crisi dovuta al Covid-19
Inghilterra – Ieri il Regno Unito ha registrato quasi 25mila contagi e più di 260 morti. I ricoverati totali negli ospedali sono oltre 10.000, tra cui 975 sottoposti a ventilazione assistita nei reparti di terapia intensiva. Sebbene fino a qualche giorno fa il governo britannico negava l’ipotesi di un lockdown-bis a livello nazionale, aggrappandosi invece alla strategia della stretta locale graduata territorio per territorio, con l’indice Rt tornato a quota 1,5 il governo sembra rassegnato a dover tornare sui suoi passi.
Germania – Ieri il numero dei casi ha superato la soglia dei 20.000. “Abbiamo a che fare con una crescita esponenziale. In Germania il numero di nuove infezioni sta aumentando del 70-75% rispetto alla settimana precedente“, ha dichiarato tre giorni fa il ministro dell’Economia Peter Altmaier.
Grecia – Nonostante sia uno dei paesi meno colpiti dalla seconda ondata, nel paese si sta registrando un aumento costante dei contagi. Per questo motivo è stato annunciato dal primo ministro un lockdown parziale, nonché l’estensione del coprifuoco: chiusi per un mese bar, ristoranti, musei e palestre.
Spagna – Ieri sera centinaia di persone sono scese in piazza a Barcellona per protestare contro le nuove misure anti-Covid – le quali prevedono il coprifuoco e il divieto di lasciare la città durante il weekend. Oltre 700 persone erano in strada per la manifestazione: momenti di tensione si sono registrati quando una cinquantina di esse hanno dato via al lancio di oggetti pericolosi verso le forze dell’ordine, che hanno reagito cercando di dividere i facinorosi. Registrati alcuni saccheggi nei negozi, così come danneggiamenti alle auto delle forze dell’ordine: circa cinquanta gli agenti feriti (secondo il comunicato della polizia su Twitter).
USA – Record di nuovi contagi negli Stati Uniti: nella giornata di venerdì sono stati registrati oltre 100mila contagi, secondo i dati della Reuters. A far scalpore, oltre il numero dei nuovi positivi, sono state le parole del presidente Donald Trump: “I nostri medici fanno più soldi se qualcuno muore di Covid. Voi lo sapete”; e ancora: “Sapete, i medici sono intelligenti. E se c’è un dubbio, si è morti per Covid“. Secondo la tesi sostenuta da Trump, ai medici negli Stati Uniti converrebbe diagnosticare la morte per Covid e non per patologie pre-esistenti: il presidente sembra così cavalcare la teoria del complotto in base alla quale il personale sanitario conteggi più morti di coronavirus rispetto a quello effettivi.
Articolo a cura di Fabrizio Scarfò