Perché qualche mese fa ho deciso di lasciare tutto e partire per un lungo viaggio?

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Credo che si arrivi ad un certo momento della vita, in cui è importante fermarsi, sedersi, prendere fiato, ed analizzare il percorso fatto fino a quel momento. Questo è quel che ho fatto io. Negli ultimi due anni della mia vita, ho iniziato a dubitare. Per me dubitare è fondamentale. Dubitando si mette in esame la propria vita, le amicizie, i sentimenti, i desideri, e soprattutto, le certezze.

Avevo molti punti che credevo fossero fermi, ma semplicemente perché non li avevo mai messi in dubbio, credevo ormai che fosse troppo difficile cambiarli, così da accettarli, con la voglia a volte di guardare dall’altra parte di quel muro che mi ero costruito davanti per vedere cosa ci fosse, ma con la paura di imbattermi in una strada troppo lunga e pericolosa, fatta di incertezze e insicurezze. Avevo un lavoro, che non mi rendeva felice, anzi, mi deprimeva, ma non lo cambiavo. Avevo amici, che raramente mi comprendevano, ma non ne cercavo altri. Avevo una fidanzata, ma nonostante avessimo passato momenti fantastici, non riuscivamo da diverso tempo a trovare serenità. Per me queste, e tante piccole azioni quotidiane, che mi autoconvincevo fossero appaganti, erano la mia comfort zone. Ero alla ricerca frenetica di qualcosa. Ma con un livello emozionale molto basso. 

Un giorno, un mio amico partì per un viaggio. Non sapeva niente. Sapeva dove sarebbe atterrato. A Rio de Janeiro. Niente più. In molti, come successe con me, gli davano del matto, addirittura del ragazzino. Lui semplicemente si ribellò, aveva voglia di vedere se ci fosse altro, a livello emotivo, nella vita. E così, io continuavo a fare la mia vita di sempre, infelice, e lui vedeva posti meravigliosi.  Io facevo sempre la stessa strada, quasi da poterla fare a occhi chiusi, e lui era sempre in movimento. Frequentavo sempre le stesse persone, e lui aveva sempre nuovi compagni di avventura, di tutte le nazionalità, con culture diverse. Invidiavo le sue foto, posti che avrei potuto vedere solo in un documentario, vedevo i suoi sorrisi, ammiravo le difficoltà affrontate. Vidi il suo volto trasformato. Iniziai così a chiedermi se quella era la vita che volevo. Iniziai a chiedermi se quella fosse la mentalità con cui avrei voluto affrontare il resto mia vita. Iniziai a chiedermi, se non ci fosse una maniera forte, drastica, per mettermi in gioco, per mettere in dubbio tutte quelle certezze che avevo, ma che iniziavano a vacillare.

Mettere in dubbio non significa per me, cambiare totalmente opinione, ma dubitarne. Cambiare prospettiva, per poi decidere, dopo ragionamento, se fossi sulla rotta giusta. È un po’ come accostarsi con la macchina per vedere sulla mappa se abbiamo preso la strada giusta. Quando vivevo la mia routine quotidiana davo molte cose per scontate, senza vedere se esistesse una maniera differente di fare o vedere qualcosa. Lo facevo naturalmente. Cosicché, iniziai a cambiare. O meglio, ad evolvermi. Un processo che durò anni. Un processo che fece male, perché iniziai a scavare dentro me stesso, alla ricerca di risposte che non trovavo semplicemente perché mi ponevo domande sbagliate. Spesso cercavo la risposta all’esterno di me. Senza dubitare.

Ero sempre stato così. Perché avrei dovuto cambiare?

Articolo a cura di Matteo Arditi

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