“La poesia è quando un’emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole”

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“La poesia è quando un’emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole” (ROBERT FROST)

Rimanendo legati all’argomento portante degli scritti precedenti è opportuno porsi il seguente interrogativo: in che modo si è arrivati a concepire l’aspetto cognitivo ed emotivo di una persona come parte di uno stesso sistema?

La questione del rapporto tra emozione e pensiero spinge ad una riflessione che trova le sue radici in due personalità importanti del secolo scorso: Howard Gardner e Daniel Goleman.

Partendo, innanzitutto, dal significato del termine “intelligenza” questa può essere classificata come la capacità dell’individuo di attribuire un senso (sia esso pratico o concettuale) ai vari momenti dell’esperienza vissuta, oltreché essere considerata come lo “strumento” che permette al soggetto, attraverso processi logici, di risolvere questioni a lui sconosciute o percepite come difficoltose.

Durante quasi tutto il novecento l’intelligenza fu concepita come un fattore unitario misurabile attraverso dei test standardizzati che miravano a valutare, con riferimento a specifiche scale, il quoziente intellettivo (Q.I.) del soggetto.

Nel 1983, però, lo psicologo statunitense Howard Gardner propose una visione tutta nuova dell’intelligenza, considerandola come un processo dinamico costituito da più dimensioni. In ambito psicologico la teoria di Gardner è identificata come la teoria delle intelligenze multiple.

Tra le varie dimensioni evidenziate dallo stesso se ne evidenziano due in particolare che si relazionano alla sfera emotiva della persona: intelligenza interpersonale e intelligenza intrapersonale.

La prima (come ci sottolinea la parola “INTER”, termine latino che vuol dire <<tra>>) si identifica come la capacità del soggetto di comprendere le motivazioni e i desideri altrui, mentre la seconda permette di riconoscere le proprie emozioni, gestendole.

Il fulcro della questione, allora, si evidenzia in relazione ad una forma di intelligenza che può essere definita emotiva, di cui Goleman (anch’esso psicologo) trova ed evidenzia cinquecaratteristiche:1) La consapevolezza di sé (saper ottenere risultati essendo consci delle proprie emozioni)2) Dominio di sé (saper sfruttare la propria sfera emotiva per raggiungere determinati scopi)3) Motivazione (la motivazione è funzionale all’azione)4) Empatia (capacità di “mettersi nei panni dell’altro”)5) Abilità sociale (saper cogliere le dinamiche di gruppo)

Questa piccola parentesi all’interno della storia della psicologia del novecento evidenzia come sia possibile conferire alla dimensione emotiva la stessa importanza che solitamente viene data alle dimensioni logico-matematiche o linguistiche del pensiero. Nel corso del tempo, infatti, fino al periodo odierno, è venuta crescendo l’esigenza di sviluppare un insegnamento dove la componente emotiva fosse sempre più valorizzata; è a questo proprosito che si parla di social-emotional learning.

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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