Il significato dei nomi delle rock band più amate

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E voi, vi siete mai chiesti da dove deriva il nome della vostra rockband preferita?  Scopriamolo insieme grazie a questa  lista dei gruppi più famosi!

AC/DC: Il nome era stato scelto dalla sorella dei fratelli Young (Angus e Malcolm, i chitarristi – nonché fondatori – del gruppo) che lesse la scritta su un elettrodomestico e la trovò adatta ad esprimere l’elettricità e il dinamismo del gruppo. La sigla tecnicamente significa “corrente alternata / corrente diretta”. 

THE BEATLES: I 4 di Liverpool presero spunto dal nome del gruppo di Buddy Holly (i Crickets ovvero i “grilli”, in inglese) e scelsero il nome di Beatles con un gioco di parole fra il termine beetles (“coleotteri”) e beat (relativamente allo stile musicale).

BLINK-182: Nonostante la band abbia confessato più volte che il numero dopo il Blink non abbia nessun significato e sia stato scelto quasi a caso, sono sorte tantissime teorie numerologiche. 182 sarebbe una parola che Al Pacino ripete spesso nel film Scarface ma anche il numero della macchina da corsa con cui gareggiava il nonno di Mark Hoppus.

GUNS ‘N’ ROSES: Originariamente Axl Rose (cantante) faceva parte degli Hollywood Roses mentre Slash (chitarrista) suonava per gli L.A. Guns; i 2 frequentavano gli stessi club, divennero amici e fondarono i Guns ‘n’ Roses fondendo i nomi dei loro precedenti gruppi.

LINKIN PARK:  Il nome Linkin Park deriva dall’omonimo Lincoln Park, situato a Santa Monica, California. Chester Bennington, membro del gruppo, ogni giorno doveva oltrepassare il parco per arrivare allo studio di registrazione.

NICKELBACK: Il cantante Chad Kroeger chiese aiuto a suo fratello Mike (bassista) per il nome della band; Mike lavorava da Starbucks e visto che il caffè costava 1,95$ ripeteva tutto il giorno la frase “here’s your nickel back” ovvero “ecco il tuo nichelino (una moneta da 5 cent) di resto”.

NIRVANA: Secondo il Buddismo il Nirvana è la felicità immensa raggiungibile solamente con l’annientamento dell’io.

OASIS: Il nome deriva dal quartiere di Manchester in cui la band è cresciuta e dove il nome Oasis indicava una compagnia di taxi, una catena di negozi di vestiti da donne, un ristorante indiano e soprattutto un club dove i Beatles suonavano a inizio carriera.

PEARL JAM: La nonna di Eddie Vedder (cantante del gruppo) si chiamava Pearl e cucinava una marmellata (in inglese jam) di peyote che i componenti della band chiamavano appunto Pearl Jam (“la marmellata di Pearl”).

PINK FLOYD: Deriva dai nomi di 2 bluesman della Georgia ovvero Pink Anderson e Floyd Council; la band originariamente infatti si considerava una blues band.

ROLLING STONES: era il titolo di una canzone blues cantata da Muddy Waters (di cui Keith Richards era un grande fan) “RollingStone” ; nel testo si legge “I’m a man…I’m a rolling stone”.

SIMPLE PLAN: Alle domande riguardo al nome “Simple Plan” i membri della band hanno dato varie risposte scherzose, tra cui il fatto che formare la band era il loro “semplice piano” (simpleplan, in inglese) per trovare un lavoro in un fast food. Tuttavia in un’intervista il chitarrista della band Sébastien Lefebvre ha dichiarato che, dopo aver visto il film di Sam Raimi A Simple Plan, hanno trovato il titolo del film un buon nome per il proprio gruppo musicale.

SUM 41: I membri dei Sum 41 iniziano la loro carriera musicale in band rivali durante le scuole superiori; il loro incontro è avvenuto, come affermato da loro stessi, durante un concerto degli Hole, 41 giorni dopo l’inizio dell’estate del 1996 (da qui il nome “Sum 41”).

THE OFFSPRING: Hanno iniziato a suonare nel 1984 con il nome Manic Subsidal e nel 1986 l’hanno cambiato, appunto, in The Offspring a riferimento di un film di serie B chiamato The Offspring: They Were Born to Kill.

YELLOWCARD: La band prese il nome da una frase che i suoi membri usavano al liceo: ogni volta che qualcuno faceva qualcosa di stupido a una festa, come rovesciare tutta la birra sul tappeto, citava le leggi sul calcio e dava all’autore del reato un “cartellino giallo” per aver commesso un ” party fallo “.

Articolo a cura di Martina Nardoni

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