nothing,nowhere.: il nuovo album Trauma Factory

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L’artista emo-rap è tornato con un album che brilla di convinzione e onestà a volte scomode.

Il ventottenne Joe Mulherin si esibisce come nothing,nowhere. dal 2015, rendendo l’emo rap sobrio e nervoso. Il suo album di debutto, Reaper, ha confermato che la sua ansia andava ben oltre il timore dei riflettori. La sua grinta e la sua sorprendente apertura gli hanno fatto guadagnare il plauso della critica a metà del 2017, quando Lil Peep era ancora vivo e l’emo rap fioriva. L’ultimo album di Mulherin, Trauma Factory, fa sembrare il crollo avuto emotivo dall’artista lo scorso anno, un colpo di fortuna. Aiutato dal suo dinamismo pop-punk, Trauma Factory, brilla di serietà e dimostra tutto il buono che si può ricavare dalle esperienze traumatiche.

La differenza più evidente tra Trauma Factory e i lavori precedenti è la performance vocale di Mulherin. La sua sensibilità ritmica, essenziale per il rap, esalta anche il suo canto. Nel brano pop-punk  “nightmare”, Mulherin dice: “Ti ho visto con un nuovo ragazzo / Sto cercando qualcosa che posso distruggere”, con precisione, trasformando un concetto piuttosto basilare in qualcosa di velenoso.                           

Come al solito nei suoi album, i momenti pop-punk sono i più convincenti ed eccitanti di quelli rap. Sebbene la maggior parte delle canzoni siano appena al di sopra dei due minuti, Trauma Factory ci dona un senso di completezza con le sue 15 tracce.

L’inaspettata canzone d’amore “crave” scoppietta di desiderio. A volte, la sincerità di Mulherin può essere dolorosa. In “real”, Mulherin suona sconfitto, “Non sai con cosa ho avuto a che fare / … Ho avuto un attacco di panico ogni giorno per un anno. “

Questa frase è quasi spiacevolmente veritiera e ti spinge a ricordare che stai ascoltando una persona. Mulherin permette al suo dolore di fluire attraverso di lui, non di intrappolarlo, e il risultato è liberatorio. Ti fa sentire come se potessi essere onesto anche tu, indipendentemente dalle ripercussioni. Puoi alzarti il ​​giorno dopo, dare al mondo tutto il tuo essere e abbracciarti senza sapere cosa accadrà dopo.

Articolo a cura di Martina Nardoni

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