I bambini sono come gli alberi, vanno curati affinchè essi possano crescere.

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Quando nella vita delle persone adulte arriva un bambino, che sia esso un figlio, un alunno, un nipote ecc.. accade qualcosa di magico: si è in grado di riscoprire tratti di un’infanzia passata cogliendo tutte quelle sfumature del mondo forse prima non comprese per mancanza di esperienza.

Quando arriva un bambino, però, oltre che riscoprire la bellezza del mondo, ci si scontra con un processo non povero di responsabilità: quello educativo. Si è detto molte volte oramai nel corso dei vari argomenti qui trattati, ma educare di fatto vuol dire condurre un individuo alla scoperta di tutte le sue capacità nascoste; favorendo in lui quella maturazione personale e cognitiva di cui tanto ha bisogno per divenire un adulto in grado di districarsi nel mondo che lo circonda.

Il processo educativo, com’è risaputo, inizia appena l’infante nasce e si prolunga, forse nella sua fase più importante, per i primi sei anni vita. In questo lasso di tempo tutte le esperienze che l’individuo incontra saranno per lui determinanti in quanto influiranno sulla formazione della sua persona e dei futuri apprendimenti. Uno dei concetti che è bene memorizzare quando si parla di educazione è il seguente: non si smette mai di imparare!

Dunque l’adulto alle volte, per avvicinarsi al mondo del bambino, comprenderlo e crescere insieme a lui ha bisogno di alcune linee guida che possano indirizzarlo lungo questo difficile cammino di sviluppo. Un buon libro da leggere a riguardo è quello di Alvaro Bilbao dal titolo “Il cervello del bambino spiegato ai genitori” in quanto sin dalle prime pagine fornisce interessanti spunti di riflessione sulla pecezione del mondo infantile oltreché brevi e semplici nozioni sulla struttura fisica della mente umana.

 

Un esempio a riguardo concerne la distinzione di tre aree presenti nella mente dell’uomo dalla sua evoluzione sino ad oggi: una zona definita dall’autore “cervello rettiliano”, un’altra classificata come “cervello emotivo” ed in ultima, ma non meno importante, la zona del “cervello razionale”.

Queste tre aree si trovano nell’ordine appena citato a partire dalla parte più bassa alla più alta della testa e riflettono istinti o attività più o meno complesse. Il cervello rettiliano, ad esempio, è la parte che codifica gli istinti legati alla sopravvivenza (mangiare o dormire) ed è l’area prevalente fino al primo anno di vita del bambino; insieme alla parte emotiva che riguarda, invece, l’aspetto delle emozioni della persona. Per quanto riguarda laparte più razionale, questa necessita di più tempo prima di poter emergere completamente.

Tra i tanti aiuti, per un adulto è fondamentale associare determinati comportamenti dell’infante alle aree specifiche di pensiero in modo da poter gestire al meglio i suoi bisogni. Restare sempre informati su tali questioni potrebbe aiutare a captare meglio i segnali che i bambini mandano al fine di essere compresi.

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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