QUI RIDO IO

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Napoli, primi anni del XX secolo. Eduardo Scarpetta, attore e commediografo, è al culmine della propria carriera, grazie al personaggio Felice Sciosciammocca da lui inventato, che incarna la realtà del popolino della città. Sposato con Rosa e con tre figli Domenico, Vincenzo e Maria, l’attore fra una serata di successo e le prove in teatro, divide il proprio tempo anche con Luisa, nipote della moglie, con la quale ha avuto altri tre figli: Titina, Eduardo e Peppino De Filippo.

Un giorno di tournée a Roma, la compagnia Scarpetta assiste alla messa in scena del dramma “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. Eduardo rimane così affascinato dalla storia che decide di volerne realizzare una parodia in chiave comica. Dopo averne scritto la sceneggiatura, Scarpetta si reca nella villa del poeta per chiedere il permesso per la realizzazione. D’ Annunzio sembra divertito dalla parodia e dà, tuttavia, un blando consenso al napoletano. Nonostante Rosa non sia convinta dal comportamento di D’Annunzio e cerchi più volte di disincentivare l’uscita della parodia, Eduardo Scarpetta la porta in scena. Dopo neanche la fine della prima scena, i detrattori del commediografo e sostenitori della nuova arte incarnata dal poeta toscano, boicottano la serata. Da lì, Eduardo verrà accusato di aver contraffatto l’opera originale e per lui avrà inizio un lungo calvario non solo giudiziario, ma anche privato.

Mario Martone torna nuovamente a dirigere un biopic su una delle figure artistiche più significative del panorama teatrale: Eduardo Scarpetta. “Qui rido io” è stato presentato in concorso alla 78a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e uscito nella sale poco dopo.

A ricoprire il ruolo del commediografo c’è Toni Servillo che ci regala una perfomance coinvolgente e si conferma essere un attore camaleontico dato che è protagonista in altre pellicole presentate alla Mostra, “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo e “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.

“Qui rido io” è un omaggio a Napoli, alla sua cultura e soprattutto al teatro popolare e per questo è recitato in dialetto. Nella sua sceneggiatura, Martone detta il ritmo della storia secondo le varie fasi del processo contro Scarpetta e descrive un episodio che influenzerà il concetto di Diritto d’autore. Inoltre, il film riflette sul contrasto generazionale, rappresentato sia nel rapporto fra Eduardo e Vincenzo, l’unico figlio avuto dal matrimonio con Rosa (siamo di fronte a una famiglia molto allargata), sia nella visione artistica del teatro tradizionale contro l’affermarsi di un arte più aulica e vicina al decadentismo che si stava affermando nell’Europa di fine Ottocento. Siamo anche negli anni in cui è stato inventato il cinematografo e del cinema che ha segnato profondamente il teatro. Come vedremo nel corso del film, la settima arte contribuisce ad arricchire quel divario generazionale fra chi teme il mutamento e chi, invece, ne vede uno strumento per riscattare il proprio ruolo.

VOTO 7/10

Articolo a cura di Sara Paterniani

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