Mini lockdown a Latina, i locali non ci stanno: presto il ricorso dei gestori

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È scattata ieri l’ordinanza firmata dal presidente della Regione Lazio che ha dato il via a nuove restrizioni ad eventi e locali con l’obiettivo di contrastare la diffusione del virus: secondo gli esperti proprio la movida notturna rappresenta un grande focolaio di contagi. Il nuovo ordinamento ha però allo stesso tempo allarmato molti dei pubblici esercizi della nostra Provincia, i quali hanno deciso di lanciare un segnale in seguito a tale ordinanza.

Pur consapevoli dell’emergenza sanitaria nel nostro territorio molti di essi pongono dei dubbi sull’effettiva necessità di restrizioni così stringenti: per questo motivo la decisione presa è stata quella di presentare al più presto ricorso contro l’ordinanza firmata da Nicola Zingaretti. A “non andare giù” ad alcuni commercianti sono alcuni punti specifici del nuovo ordinamento come, ad esempio, la scelta di imporre la chiusura a pub e ristoranti ad un preciso orario mentre esercizi commerciali come i supermercati possono vendere cibo e alcolici ad orario continuato. 

Di tali richieste si è fatto portavoce il presidente della Fipe Confcommercio Lazio Sud Italo Di Cocco, che si è espresso sottolineando come le aziende della provincia siano state esemplari negli ultimi mesi nel rispettare le regole in materia di prenotazioni, uso dei dispositivi di sicurezza, mantenere i nominativi dei clienti per un eventuale contact trading nonché vietare serate dove fosse possibile ballare, aggiungendo tuttavia che “Siamo molto perplessi, però, sulla decisione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di limitare ad un numero massimo di 20 persone i partecipanti alle feste private soprattutto per quei locali di grosse dimensioni come saloni di 600 e 700 mq dove si possono rispettare le distanze anche di due o tre metri a persona. È a nostro avviso contraddittoria la norma che impone il limite massimo per le cerimonie a 20 persone ed invece consente ai locali che esercitano normalmente l’attività di ristorazione il limite a quattro persone per tavolino. Il settore ha già subito un duro colpo durante il lockdown, in cui i titolari delle attività sono stati costretti a pagare utenze e affitti nonostante la chiusura forzata. Bloccare ora nuovamente la possibilità di svolgere eventi già rimandati e per i quali sarebbero state rispettate tutte le necessarie misure di sicurezza è un ulteriore scossa che non possono permettersi”.

Articolo a cura di Fabrizio Scarfò

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