Il sorgere della Terra sul suolo lunare: una foto che ancora fa riflettere
Questa foto è nota come il sorgere della Terra, mostra infatti la Terra sorgere sul suolo lunare. Fu scattata 52 anni fa, il 24 dicembre 1968, dagli astronauti della missione Apollo 8, una missione rischiosissima: la prima volta in assoluto per un equipaggio umano a lasciare la Terra per entrare in orbita lunare.
In realtà, c’è un errore: la Terra non sorge mai sulla Luna enemmeno tramonta. Sta lì. Ferma, in un cielo sempre nero. Se stai su una parte della Luna in cui vedi la Terra, allora continuerai a vederla sempre nello stesso punto. Se invece non la vedi, continuerai a non vederla mai. Questo è causato dal raggiungimento di una situazione di equilibrio che costringe la Luna a mostrare a noi terrestri sempre una sola faccia: il famoso moto sincrono. Certo, dalla Terra si vede la Luna spostarsi in cielo, la si vede a volte sottilissima, altre volte bella piena, ma dalla Terra è possibile vedere sempre e solo lo stesso lato della Luna: il didietro non lo vede nessuno.
Intenso è stato l’impatto che questa immagine ha avuto in quell’anno: era il ’68 e per la prima volta delle persone trascorrevano il Natale sulla Luna! Quel famoso anno dei moti giovanili! Un anno macchiato anche dall’atroce guerra in Vietnam, di quel preciso colpo di fucile a Memphis che stroncò Martin Luther King, della pistola di Valerie Solanas che uccise il grande Andy Warhol, di Robert Kennedy (il fratello di John) freddato sotto gli occhi di tutti – sicuramente non un anno troppo leggero. Così questa foto, scattata a Natale, divenne una delle foto più potenti e suggestive di sempre. Una foto in grado di regalare qualche minuto di pausa, riflessione e speranza in quel pesante 1968. Spero quindi che lo stesso effetto possa averlo anche su di noi a termine di questo assurdo 2020.
Il fotografo Galen Rowell definì questa foto come: “la foto ambientalista più influente mai realizzata”. Vedere la Terra da così lontano, così piccola, isolata, sola e sospesa nel vuoto cosmico, non può non farci riflettere su ciò che siamo e su come consideriamo noi stessi e il nostro pianeta. Dopo 50 anni, la consapevolezza di quanto sia delicata la Terra è sicuramente aumentata. Sempre più frequenti ed intensi fenomeni meteo avversi, la rapida scomparsa di ghiacciai alpini, la comparsa di specie marine aliene e scomparsa di alcune autoctone, l’impoverimento della biosfera o anche l’attuale tremenda pandemia [1] sono tutti effetti ormai evidenti e tangibili del cambiamento climatico in atto.
A differenza degli anni passati, non avremo serate troppo impegnative nei prossimi giorni. Quindi cinque minuti per osservare il cielo li avremo tutti/e. E allora divertiamoci almeno a sognare, evadendo con il pensiero dalle nostre oggi così strette abitazioni. Fingiamo quindi di volare anche noi un attimo sulla Luna per guardare da lontano il nostro bel pianeta. Carl Sagan, in riferimento ad una simile immagine, scriveva: “Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.”
Buone feste e cieli sereni e stellati!
Per saperne di più:
[1] https://www.wwf.it/pandemie_e_distruzione_degli_ecosistemi/
Articolo a cura di Andrea Alimenti