Sindrome da Burn Out

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Il burnout o sindrome da burnout è un disturbo causato da un accumulo di stress al lavoro, che colpisce in misura prevalente coloro che svolgono le cosiddette professioni d’aiuto ma anche coloro che, pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall’assistenza, entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Il problema è stato riscontrato in modo predominante in coloro che operano in ambiti sociali e sanitari come medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, esperti di orientamento al lavoro, fisioterapisti, infermieri e missionari.

Il fenomeno è stato riscontrato anche in tutti quei mestieri legati alla gestione quotidiana dei problemi delle persone in difficoltà, a partire dai poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, fino ai consulenti fiscali, avvocati, nonché in quelle tipologie di professioni educative che generano un contatto, spesso con un coinvolgimento emotivo profondo, con i disagi degli utenti con cui lavorano e di cui guidano la crescita personale. Se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato (il termine burnout in inglese significa proprio “bruciarsi”). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Il burnout comporta esaurimento emotivo, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale (Fonte: “Depression: What is burnout?”, 18 giugno 2020, National Institute of Health).

Il burn out è caratterizzato da un veloce decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali. Questa sindrome in genere non si manifesta quasi mai in modo improvviso ma al contrario è l’esito di un processo graduale che si sviluppa nel corso del tempo. Inizialmente il lavoratore si trova a sostenere con impegno e professionalità le mansioni che gli vengono assegnate, allo scopo di mantenere le proprie capacità di rendimento; però il forte carico lavorativo associato a poche fasi di riposo può sfociare in un vero e proprio sfinimento psichico. Tra i segni “subdoli” del burnout si indica generalmente insonnia, cefalea, mal di stomaco, insofferenza per i turni e poca motivazione per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Gli effetti negativi del burnout si ripercuotono nell’ambiente di lavoro e finiscono con il coinvolgere anche l’utenza, a cui viene offerto un servizio inadeguato; questa sindrome può condurre il soggetto ad episodi di addiction da alcol cibo, farmaci, sostanze stupefacenti.

La diagnosi del burnout è stabilita da un professionista competente in materia quando il soggetto manifesta i sintomi fisici, psicologici e comportamentali tipici della sindrome.

Per comprendere l’entità della patologia e stabilire un adeguato piano di intervento, vengono intrapresi dei colloqui volti araccogliere informazioni relative al livello di compromissione delle funzioni generali ed alle caratteristiche con cui si manifesta il burnout (da quanto tempo e con quale intensità).

Articolo a cura di Rosario Cassaniti

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