“Scopo della scuola è quello di sostituire una mente vuota con una aperta.”

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L’inizio della scuola per molti ha significato il rientro ad una realtà che per troppo tempo è rimasta immobile, congelata nel suo tempo.

A tal proposito, allora, uno degli interrogativi che possiamo porci nell’articolo odierno riguarda l’approccio che ogni insegnante dovrebbe adottare con i suoi alunni, anche in vista delle molteplici restrizioni indette al fine di tutelare la salute pubblica.

Volendo esprimere un mio parere a riguardo, penso che non esista uno specifico concetto di giusto o sbagliato nel modo di porsi del professionista, se quello che intende portare avanti rispecchia fino in fondo delle sue credenze specifiche.

Si veda bene, il fulcro della questione esula in questo caso dall’approccio didattico in quanto si riferisce più prettamente alla sfera valoriale di colui che si avvicina alla classe.

Più precisamente, la sfera dei valori rappresenta tutte quelle credenze che spingono un individuo a pensare in un dato modo.

In questo caso, il mio personale approccio alla classe sfocia quasi sempre nel ragionamento a carattere filosofico.

La chiave filosofica, infatti, permette di analizzare questioni difficili da capire, o da accettare, con la lente della ragione. Ogni alunno è libero di poter esprimere il suo parere o giudizio intorno ad una data questione dialogando, dal proprio posto, insieme ai compagni; sentendosi comunque parte di una comunità che è lì per lui, nonostante la distanza.

L’ascolto e il dialogo, allora, possono essere due strumenti importanti da utilizzare in classe, in quanto sono generatori direlazione. Infatti, in un momento storico in cui quest’ultima è stata confinata ad una sfera che non concepisce la vicinanza fisica, sidevono cercare nuovi strumenti di contatto.

In ultimo, penso che questa forma di comunicazione verbale a carattere filosofico sia importante in quanto rafforza le capacità logiche e muove la curiosità degli alunni, spingendoli a ricercare da sé risposte a quesiti per loro ancora sconosciuti.

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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