INTERVISTA: GLI STOLEN SMILES E IL LORO ULTIMO SINGOLO

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Tanto carisma e personalità, sono queste le qualità che caratterizzano gli Stolen Smiles! Giovanissimi e pieni di energia, li abbiamo intervistati per conoscerli meglio.

-Chi sono gli Stolen Smiles e da quanto tempo suonate insieme?

Ci siamo conosciuti nel gennaio del 2017, e formato il gruppo con l’intenzione di suonare cover. Dopo circa un anno di live nei vari locali della provincia e l’abbandono di un chitarrista, nel 2018, nasce il progetto: StolenSmiles. Da qui, dopo un periodo di scrittura, viene pubblicato il primo singolo “Stay Here”, seguito dall’album “Personal Redemption”, uscito nel 2019. Attualmente il gruppo è formato da: Marika Maragno (voce), Simone Fiorin (chitarra), Francesco Di Giacomo (basso) e Marco Giuliani (batteria).

-Quali sono le band che vi hanno fatto innamorare di questo genere musicale?

Riguardo il nostro genere musicale, siamo stati definiti in questi anni come: Romantic Rock, Post Grunge e Soft Rock. Il genere, non molto definito, risulta da una serie di influenze differenti tra loro. Abbiamo infatti gusti musicali piuttosto contrastanti tra di noi e questo ci consente di ottenere un “sound” distintivo, che riesce a far avvicinare persone di vari mondi musicali. Sicuramente le band che ci hanno segnato, sono quelle di cui abbiamo suonato le cover tra il 2017 ed il 2018, e quindi tutti i colossi dell’Hard Rock (Led Zeppelin, Guns n Roses, Aerosmith…), dell’Heavy Metal (Black Sabbath, Ozzy Osbourne…) e le maggiori band Alternative Rock (Foo fighter, 30 Second To Mars…). Il genere in sé, nasce però dalla fusione di quelli che sono gli artisti e le band che ascoltiamo: si va dai Pink Floyd agli Avenged Sevenfold, dai Queens of the Stone Age agli Evanescence e ancora da Van Halen a Chris Cornell, nella creazione di brani con influenze musicali contrastanti ma in armonia tra loro.

-A luglio è uscito il vostro nuovo singolo. Di cosa parla?

“Alive” è ambientata in un mondo distopico, in cui la libertà di ogni persona è limitata e controllata, in uno stile che riprende lo scenario dei romanzi distopici del XX secolo (1984, Fahrenheit 451…). Il messaggio del testo (scritto dal batterista) è quello di andare oltre gli schemi imposti dalla società in cui viviamo, di non abbandonarsi a se stessi e di lottare ad ogni costo per ciò in cui si crede. Dal punto di vista strumentale invece il brano ha sonorità ritmicamente più complesse, per enfatizzare quello che è poi il contenuto del testo. Il genere si discosta per ritmo ed armonia dai brani precedenti e assume il ruolo di ponte tra le vecchie produzioni e ciò che abbiamo in serbo per il futuro.

-Rimanendo in tema canzoni, quando componete un nuovo pezzo, lo scrivete tutti insieme?

Si! A proposito della scrittura, nel tempo, abbiamo sperimentato varie tecniche: da una base strumentale, arrangiarci il testo in modo da poter strutturare al meglio la base e scegliere un testo compatibile per quanto riguarda il significato o, dal testo stesso, sviluppare un arrangiamento adeguato in modo da rispettare la metrica. In ogni caso però, di norma scriviamo tutti insieme; nonostante i testi siano personali (ad eccezione di piccole correzioni in corso d’opera), e alcuni particolari delle basi, composte insieme, vengano modificate anche da noi strumentisti da soli.

-Quando è stata l’ultima volta che avete suonato live? Vi manca farlo?

L’ultima esibizione dal vivo, risale a qualche giorno prima del lockdown. Stavamo rischiando di dover annullare la data (5 marzo 2020) ma, fortunatamente, rispettando le varie norme, siamo riusciti a salutare il palco de “El Paso” prima della quarantena. Purtroppo da allora, nonostante ci manchi molto, non abbiamo più avuto il piacere di suonare live ma, nella speranza che la situazione migliori, ci stiamo preparando al meglio per le future opportunità. In questi mesi però non ci siamo fermati e abbiamo comunque scritto (e stiamo scrivendo) nuovi pezzi e ci stiamo preparando nell’evenienza di una riapertura.

-Quali sono i vostri prossimi progetti?

Attualmente le nostre giornate, al di là degli impegni personali, sono impiegate al 100% nella scrittura dei brani che faranno parte del nostro secondo album. Ancora non possiamo dire nulla di certo su ciò che ne risulterà, poichè ci troviamo, per la seconda volta, in quella fase nella quale c’è un flusso costante di idee che nel tempo muteranno e verranno perfezionate. Possiamo dire però che lo stile è decisamente diverso da “Personal Redemption” , con ritmiche più elaborate unite ad armonizzazioni più studiate, ma allo stesso tempo in contrasto tra loro. L’idea è quella di creare un prodotto che sia complesso, ma contemporaneamente alla portata di tutti, con varie sperimentazioni a livello di struttura dei brani e di varietà dei generi all’interno dello stesso brano. In fondo il nostro obiettivo è sempre stato quello di riuscire ad andare oltre quelli che sono gli schemi della musica tradizionale, mantenendo però ciò che di buono c’è in essa e restituendolo secondo ciò che siamo noi.

Articolo a cura di Martina Nardoni

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