Disturbi alimentari e immagine di sé.

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Nella quinta e ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, i disturbi alimentari sono definiti come “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” e si caratterizzano appunto per una alterazione delle abitudini alimentari. Oltre a questi disturbi, in genere il soggetto può presentare una esagerata preoccupazione per il peso e per l’aspetto del proprio corpo, registrando l’esordio in modo particolare durante la fase adolescenziale: è durante questa fase che l’individuo, confrontandosi con i suoi pari, può interiorizzare negativamente queste preoccupazioni con il rischio di peggiorare il quadro clinico sotto l’aspetto fisico e/o psicologico. Si è notatoinoltre che questo disturbo riguardi soprattutto il sesso femminile, ma chiaramente non è sempre così. ⠀

Tipicamente questo genere di disturbi si caratterizzano per:

• diminuzione di quantità di cibo introdotta nel proprio organismo e/o digiuno;

• crisi bulimiche e/o binge eating (fenomeno che consiste nell’ingurgitare una grande quantità di cibo in un troppo breve lasso di tempo);

• vomito autoindotto o uso di lassativi per avere il controllo ossessivo del proprio peso ed in ultima analisi anche un’intensa ed estenuante attività fisica al fine di smaltire quanto più possibile assimilato in precedenza.

È fondamentale ricordare che non sempre un soggetto che può presentare questi comportamenti è affetto da tale disturbo e che è sempre opportuno affidarsi a professionisti in grado di poter fare una diagnosi accurata e precisa del caso specifico.

In un momento storico caratterizzato dall’affermazione della propria immagine, dominato da mezzi di comunicazione come i social in cui si chiede a gran voce modelli a cui ispirarsi e modelle a cui voler somigliare, tutto ciò ha un impatto enorme e devastante sul pubblico in modo particolare per quello adolescenziale. E lì dove la ricerca della perfezione diventa una vera e propria “ossessione” ecco che tutte queste problematiche trovano il sostrato per rendere il soggetto succube di tutte le cosiddette “vanity metrics” che a lungo termine lo priveranno della sua personalità, ledendo non solo il suo stato di salute, ma la sua dignità come persona. È a partire da questi spunti di riflessione che negli ultimi anni molte case di moda hanno “rotto” con le tipiche modelle da “90 – 60 – 90”, introducendo nelle proprie sfilate anche modelle definite curvy. Celebre, in Italia, è stata la copertina di Vanity Fair uscita tra il 30 settembre e il 6 ottobre 2020 in cui Vanessa Incontrada ha posato nuda per mostrare le sue forme. Sul tema la Incontrada ha dichiarato: “Questa copertina è il momento più bello degli ultimi anni. È il punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza. […] A volte prendi peso, altre lo perdi. Un mese sei in dieta e vuoi perdere quei tre chili, un altro ti senti a posto con te stessa. Siamo donne, il nostro corpo funziona così. È naturale, va accettato e va soprattutto rispettato. Nessuno ti può né ti deve giudicare». (Dal sito VanityFair)

Queste righe non vogliono essere un trattato di psichiatria opsicologia in cui si parla di disturbi importanti quali bulimia, anoressia e disturbi dell’alimentazione ma – partendo da una definizione che la Comunità Scientifica ne fornisce attraverso il DSM 5 – dare uno spunto di riflessione su questi temi e trattare in maniera generale delle conseguenze che questi disturbi possono portare. Data l’importanza degli argomenti in questione, verranno approfonditi meglio in futuro.

Articolo a cura di Rosario Cassaniti

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