Scuola e TV sono davvero così diverse?

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Sempre più spesso, in ambito didattico e non solo, viene data importanza alla comunicazione e alle modalità con cui essa si manifesta. 

Partendo dall’analisi etimologica del termine questa viene a delinearsi come un processo grazie al quale due soggetti hanno modo di confrontarsi mettendo a disposizione dell’altro i propri giudizi e le proprie riflessioni. L’atto comunicativo, però, a differenza del semplice dialogo, risulta veramente efficace quando genera un arricchimento, ovvero, la nascita di nuove idee in entrambi i soggetti coinvolti.

Dunque, riprendendo in esame i soggetti appena citati si può ben pensare che se si ponessero agli estremi del termine “comunicare” le parole scuola e televisione i risultati che ne deriverebberosarebbero da considerarsi interessanti sotto molteplici punti di vista.

Infatti, seppur spesso considerate agli antipodi dell’educazione, scuola e televisione non sono mai state così vicine in quanto entrambe possono concorre ad un processo di maturazione degli individui che le vivono.

L’introduzione del carattere “social” o multimediale all’interno delle varie istituzioni scolastiche non è da intendersi comeun’esclusione della scuola dalla scuola, ma, bensì, come una trasformazione della stessa in funzione delle nuove esigenze manifestate in primis dagli alunni.

Se si riuscisse a conciliare lo stile comunicativo della televisione(che si manifesta principalmente attraverso l’influenza della sfera del linguaggio e del rapporto con l’altro) con l’obiettivo scolastico della formazione di una persona autonoma dal punto di vista del ragionamento, allora la strada non potrà che essere in discesa. Perché? Perché l’alunno viene avvicinato ai propri interessi. 

L’interesse a sua volta genera curiosità e la curiosità scaturisce in ragionamento.

A tal proposito, allora, la scuola potrebbe educare all’apertura verso il media TV in modo tale che tutte le immagini comunicate siano analizzate, per quanto possibile, secondo un’ottica critica.

Il riuscire a discriminare una notizia giusta, o al contrario, una poco rilevante ai fini di un arricchimento può aiutare i bambini o ragazzi a farsi strada all’interno del complesso mondo della digitalizzazione. Questa strada, quindi, non è da considerarsi affatto un’utopia, ma un punto di partenza affinché dalla scuola escano soggetti in grado di pensare con la propria testa.

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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