Educare con equilibrio porta all’equilibrio.

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Una buona testa e un buon cuore sono una combinazione formidabile” Platone

Tema centrale dello scritto odierno è il rapporto di equilibrio che può nascere tra la zona razionale e quella emotiva del cervello grazie ad un insieme di comportamenti messi in atto da coloro che prendono parte al processo educativo del bambino.

Come accennato nell’articolo precedente la mente dell’uomo è composta da zone differenti e ogni parte riflette, o stimola, determinati comportamenti. Conoscere la distinzione di queste aree può aiutare genitori, educatori, insegnanti [ ecc… ] a capire in maniera più efficace quali siano i bisogni del bambino. 

Eppure, nonostante numerosi studi scientifici screditino questa relazione, i più tendono ancora a riconoscere la zona empirica della mente come strettamente correlata alla zona emotiva, o, per meglio dire, ad essa necessaria.

In altri termini: spesso e volentieri si tende ad asserire che una persona intelligente sia anche in grado di essere, di conseguenza, felice. In realtà, però, la felicità non è strettamente collegata ad una buona intelligenza (o ad una buona capacità di problem solving), ma, bensì, alla capacità dell’individuo di saper cogliere nella realtà aspetti a lui importanti e questo processo di analisi può essere svolto anche un individuo considerato “non intelligente”.

In educazione, infatti, porre l’accento e incentivare solo lo sviluppo della parte razionale, logica o pragmatica del bambino non condurrà ad altro se non ad un semplice sentimento di frustrazione.

A tal proposito, allora, il raggiugimento dell’equilibrio sopra citato prevede la massima considerazione di tutte le aree entro cui si celano tutte le capacità dell’individuo; quindi anche quella emotiva.

Quindi, “educare con equilibrio” vuol dire, metaforicamente, prendere per mano il bambino e far sì che esso rifletta sia sugli aspetti empirici di una data situazione che su quelli emotivi. 

Un piccolo esempio chiarificatore: un bambino si trova in una situazione per lui difficile, oltre che aiutarlo a valutare tutte le possibili soluzioni dal punto di vista pragmatico l’adulto deve aiutarlo a comprendere anche quelle che sono le emozioni che sta provando in quel momento, questo perché anch’esse sono funzionali. Anzi, alle volte, lo sono quasi più rispetto alle scelte logiche.

Educare con un certo equilibrio tutte le zone di sviluppo del bambino potrà garantirgli, in futuro, una migliore gestione delle situazioni; di qualsiasi tipo esse siano in quanto sarà in grado di analizzarle con un’ottica a 360 gradi. Educare con equilibrio porta all’equilibrio!

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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