Cos’è l’attenzione?
L’attenzione può classificarsi come capacità di selezione positiva di informazioni recepite dall’esterno.
Nell’articolo precedente è stato analizzato il primo dei cinque meccanismi che si pongono alla base della stessa: il meccanismo di allerta.
Nello scritto di oggi invece l’analisi verrà focalizzata verso i restanti quattro che qui, per correttezza d’esposizione, verranno richiamati: l’attivazione, l’orientamento, il rilevamento dell’informazione e la selezione della stessa.
Partendo dall’attivazione, questo è un meccanismo che spinge il soggetto ad attivare specifici “circuiti interni” necessari per recepire un determinato stimolo. A riguardo un esempio chiarificatore: l’insegnante in classe accende la LIM e trasmette un video. L’osservazione e l’ascolto dello stesso spingono all’attivazione della zona visiva e uditiva della persona, la quale, tra gli altri sensi, sceglierà di concentrarsi proprio su questi due in quanto utili a catturare le informazioni provenienti dall’esterno. In altri termini, il processo d’attivazione permette di focalizzare l’attenzione su un dato argomento.
A differenza dell’attivazione, che può essere classificata come un fenomeno interno, dunque non direttamente visibile, l’orientamento si esplicita attraverso dinamiche osservabili. Orientarsi nello spazio vuol dire, infatti, ruotare gli occhi ed il capo nella stessa direzione in cui è presente lo stimolo richiedente attenzione. Con ciò, però, non si vuole intendere che colui che non sposta il proprio corpo automaticamente non ascolta, anzi, si vuole sottolineare il contrario: oltre ad un orientamento esplicito, infatti, ne esiste anche uno di tipo implicito. Quest’ultimo si manifesta attraverso un comportamento passivo del corpo che non è soggetto a movimento. Il soggetto sta ascoltando, ma non compie alcun movimento a conferma di ciò.
Per quanto riguarda invece il rilevamento dell’informazione, questo si pone come un meccanismo grazie al quale successivamente sopraggiunge il processo della selettività.
A questo proposito, il rilevamento dell’informazione appare un processo strettamente cognitivo perché permette un’analisi generale dello stimolo con la conseguente messa in atto di tutti quei passaggi mentali che portano il soggetto a selezionare quanto espressamente richiesto.
Come si nota da quanto esposto fin qui, allora, il processo di attenzione o il richiamo dell’attenzione da parte di un soggetto verso un altro richiama in causa processi specifici che richiedono l’incastro di molteplici fattori. Nei bambini la richiesta d’attenzione, proprio per tutti questi motivi, necessita alle volte di uno stimolo esterno più forte. Cosa succede però quando è presente un deficit d’ attenzione?
Il concetto verrà analizzato nel prossimo articolo.
Articolo a cura di Ilaria Genovesi