I disturbi comportamentali legati all’infanzia.

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Quando si parla di distrurbo comportamentale ci si riferisce alla perdita parziale di una capacità precedentemente appresa da un dato soggetto, che si manifesta attraverso azioni che non riescono a soddisfare i suoi bisogni. 

Questi problemi tendono solitamente a manifestarsi in periodi critici e/o di transizione; in quest’ultimo caso, con riferimento a bambini molto piccoli, questa transizione può corrispondere all’inserimento nella scuola dell’infanzia.

Nell’articolo odierno, ed in quello successivo, verranno analizzati alcuni di questi disturbi in quanto la conoscenza degli stessi può aiutare i genitori a comprendere meglio il disagio manifestato dall’infante.

Dunque, il primo chiamato in causa è l’enuresi, ossia, la perdita involontaria del controllo dell’urina. L’incontinenza che ne deriva può svilupparsi in soggetti che hanno già imparato a controllare questo bisogno. Le principali cause collegate ad esso sono: la nascita di un fratellino/sorellina, l’educazione precoce all’uso del vasino o una situazione particolarmente stressante vissuta dal bambino. L’obiettivo inconscio dell’infante, infatti, risulta essere una retrocessione ad uno stadio di sviluppo che in realtà è già stato superato. In altri termini, ad essere evidenziato è il bisogno di non crescere, strettamente unito al bisogno di attenzione.

La strategia più idonea per la risoluzione di questo disturbo prevede la tolleranza. È bene che l’adulto non colpevolizzi mai il bambino per l’accaduto, ma, anzi, lo spinga alla riflessione; in questo senso (dove possibile) aiuta molto il colloquio diretto.

A differenza dell’enuresi l’encopresi (perdita involontaria e ripetuta delle feci) evidenzia una grande insicurezza dell’infante dovuta ad un rapporto conflittuale e non armonico con le figure di riferimento. Una delle cause, infatti, può collegarsi ad una carenza d’affetto da parte dei genitori, oltreché alla presenza di situazioni altamente frustranti. Per risolvere tali problemi è necessario intervenire con un trattamento psicologico non solo concepito per l’infante, ma, bensì, per tutto il nucleo familiare nel quale vive.

Un ulteriore disturbo che incide anche sul comportamento del bambino è relazionato all’anoressia nervosa. Seppur quest’ultima è poco frequente nella fascia d’età qui analizzata è comunque importante evidenziarne l’esistenza. In questo caso ad influenzare il suo sviluppo è un comportamento sbagliato da parte della madre che, per la paura di trascurare il proprio figlio, tende ad iperalimentarlo controllando costantemente il suo peso. A lungo termine, però, il bambino può sviluppare una reazione avversa nei confronti del cibo, rifiutandolo. In questo caso l’intervento da seguire è prettamente orientato verso l’adulto che deve imparare a rispettare i bisogni del bambino riequilibrando tutto il regime alimentare dello stesso.

Articolo a cura di Ilaria Genovesi

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